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Partenza Scout

11/10/1998

Eccomi qua, di tempo ne è passato ed ora mi ritrovo qui un po’ emozionata a tirar le somme di 13 anni di scoutismo.

Cosa voglio raccontarvi, forse voi più di me ricorderete gli infiniti momenti vissuti assieme e ormai dopo tanto avrete capito bene chi sono. Non è vero?

Comunque ora che la mente vola indietro nel tempo non posso far altro che riportare alla luce tutto ciò che ha caratterizzato la mia vita scout.

Ero piccola, ma piena di una gran voglia quando davanti a Clio e Gardis promisi da coccinella il mio impegno verso Dio e la comunità!

Indimenticabile quel giorno, ricordo ancora quell’odioso elastico dello zucchetto che mi stringeva così forte che ritornai a casa con il mento tutto segnato perché distrattamente lo indossavo in modo sbagliato portando l’elastico in avanti. Ecco perché non l’ho più messo, ora lo sapete mie care Clio e Gardis, ma grazie ai vostri continui richiami capì alla fine l’importanza dell’uniforme.

In quattro anni da Cocci riuscii a perdere 4 maglioni, la media era buona: 1 all’anno, ogni volta che ritornavo a casa da un campo riportavo sempre la metà dello zaino: una volta il quaderno di volo, un’altra le magliette e una volta lasciai perfino le scarpe, eh si! Mi è successo davvero ed era al campo Arargon dove poi alla giornata dei genitori ci fu il mio primo “spettacolo”, quella volta feci proprio ridere tutti! Ricordo che presa da “mammite” non volevo staccarmi dalla macchina e con le lacrime agli occhi imploravo mia madre di portarmi con sé, neanche le forzute braccia di Peppe riuscirono ad allentare la forte presa. Ora, però ringrazio mia madre perché quel giorno mi lasciò lì, così potei assaporare le mille emozioni che solo al campo si possono provare. Sempre a Arargon dormivo tra Gherardo e Marconi e lì di emozioni ce ne erano e i miei miti erano Wontolla e Chill che già da allora si esercitavano per ciò che poi sarebbero diventati, il 1° un formidabile tiratore de recchia, il 2° un esperto chitarrista.

Non dimenticherò mai Luigina che per me non è stata Fiamma, ma soltanto l’unica e bellissima regina delle Olimpiadi. Ogni volta che arrivava mi sembrava di sognare tra le sete dei suoi abiti e il brillare dei gioielli. Lei così incantevole mi regalava momenti bellissimi e anche quando veniva attorniata da un folle paggetto e un goffo cronista, non perdeva mai la sua regalità.

Grazie anche a te, o regina, che sei riuscita a far sognare infinità di bambini tra atmosfere di musiche e baciamani.

Questi non sono gli unici momenti belli passati in cerchio però sono quelli che ho trovato ora lì pronti a venir fuori dal mio cuore dove ormai sono racchiusi da tanto tempo. Ma ecco che gli altri che sono ancor dentro gridano forte tutti insieme un grazie speciale alle cocci e ai lupi di ieri che hanno vissuto insieme a me, tante cose, a Bagheera che se non fosse stato per il suo “forza un po’!” chissà ora dove sarei! Grazie al Clan a servizio nei campi fatti, grazie soprattutto a Marconi e a Ivo e naturalmente un grazie e un saluto dal cuore a Rama che ancor’oggi non posso dimenticare.

Con l’ultimo volo da coccinella atterro in Reparto, qui trovo volti nuovi, ma anche facce già conosciute. Ecco che riconosco il capo reparto...è Chil ops! scusate ora è soltanto Dario!

Appena arrivata già piazzata nelle Albatros, una squadriglia grandiosa! Di certo con loro non sono mancate avventure e risate...questa ve la voglio raccontare! Impresa di squadriglia: partimmo per andare a casa dello zio di Gloria, una bella casa immersa nel verde tra alberi di ciliegie, tutt’intorno niente a parte una casa disabitata, “Non ci abita nessuno” così ci disse la nostra capo squadriglia. Tutto andava per il meglio, stavamo cenando quando un’anziana signora dal viso aggrinzito come una mela marcia fece capolino nella penombra della finestra del balcone antistante al nostro. Potete immaginare la mia faccia appena la vidi! Poi la serata continuò tra urla e risate. Nonostante fosse soltanto il mio primo anno di guida non decisi di lasciare gli scout per questo, ma al contrario da qui iniziarono le mille avventure che caratterizzano il mio cammino in reparto. Grazie Gloria, Chichi e grazie alle altre della squadriglia Albatros che mi hanno accompagnato “in alto verso il sole” come ripetevamo ogni volta con l’urlo di squadriglia.

Ora tocca a te capo reparto, non credere di passarla liscia. Dillo a tutti quanti cosa mi hai fatto passare ogni volta ai campi per fare il percorso Hebert. Chissà perché dovevo essere sempre la prima a cimentarmi nel passaggio alla marinara poi, come se non bastasse, quella volta al campo Galassia affrontando la prova del cavallo di Pegaso quando rimasi a metà busto sopra quelle due pedane appoggiate l’una all’altra, tu caro Dario, non facesti niente per aiutarmi ma prendesti subito la macchinetta e mi immortalasti dicendo: “questa la aggiungo agli altri tuoi momenti di gloria”. Per non parlare poi di quell’hike quando per ore facemmo sempre lo stesso pezzo di strada e alla fine mi misi a sedere e ti dissi “Dario io mi fermo qui”. Scoraggiata e stanca quasi con le lacrime agli occhi non volevo più camminare, ma tu con la scusa del tiramisù che ci aspettava al campo riuscisti a convincermi un’altra volta.

Grazie Dario per questi momenti di gioia che mi hai sempre donato, grazie per le parole dette che mi sono sempre state opportune in ogni caso. A te Barbara, Rita, Gianfilippo e a tutti quelli che hanno vissuto nel reparto percorrendo insieme a me un sentiero meraviglioso che mi ha portato alle soglie del Noviziato.

E qui, dopo aver lasciato a malincuore il reparto, mi ritrovo impaurita, ma non so di cosa. Mi frullavano in testa miriadi di perché e un forte senso di nostalgia del passato mi invadeva dentro. Mi ricordo la stanza del Noviziato che subito mi fece accantonare i colori dell’avventura infatti ben presto ci riunivamo tra fondali marini e spaziati cieli. Si parlava di cose diverse, eravamo noi a proporre argomenti, ossia così volevano i nostri capi che presto divennero da semplice conoscenza a salda àncora, forse anche loro vollero adattarsi all’atmosfera, boh!chissà!?

Un grazie  anche a voi Francesco, Simona e in particolare modo a te Paolo, ci cui ancor oggi sento un po’ di nostalgia!

Solo 4 anni fa passavo al Clan, ricordo poco di quel giorno mentre ancora ho nella mente le parole e i gesti che hanno reso speciale ogni nostra uscita e indimenticabile ogni route.

Il Clan mi ha fatto crescere ricordandomi i miei limiti e facendomi superare ogni mia paura. E’ stato un compagno fedele che ha rafforzato il mio spirito e risvegliato la mia voglia di dedicarmi agli altri.

Ho qui nell’animo ognuno di voi che ha fatto comunità con me e tutti, uno per uno, sappiate di avermi dato tanto e che se ora sono qui è anche grazie a voi. Un affetto particolare mi lega al Clan che sto lasciando, che sono sicura continuerà a navigare anche senza me e soprattutto lo farà nei migliori dei modi con il nuovo supporto di quell’equipaggio così giovane ma forte che è il Noviziato.

Ricordate, caro Clan, che ci saranno sempre alle vostre spalle quei vecchi lupi di mare che sono i vostri capi che mai si tireranno indietro quando ne avrete bisogno, ve lo assicuro con me hanno fatto così, vero Carlo? Anche a te il mio grazie!

Ma ora scusate se scivolo nei sentimentalismi, ma dovete concedermi pochi altri istanti per salutare il mio capo: Andrea. Ti ho lasciato per ultimo perché speravo che finisse il foglio così non avrei dovuto abbandonarti. Tu lo sai che io non piango facilmente, ma ora sento che la mia anima è triste mentre i miei occhi rivedono gli straordinari momenti passati insieme. Andrea per me sei stato un capo quando dovevi esserlo, un amico nelle necessità e un dolcissimo ricordo ora che sto partendo. Grazie per tutto quello che mi hai dato, mai ti dimenticherò.

E’ ora che riscatto con il mio impegno tutto l’amore che ho ricevuto. Ecco è arrivato proprio il momento di salutarci, non è un addio, perciò “non siate tristi”, è soltanto un caloroso arrivederci a presto!

 

 

Vi terrò sempre nel cuore

vostra Valentina

 
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