"Lettera a don Tonino" |
Scritto da Andrea Sebastiani |
Carissimo don Tonino, era da tanto che volevo scriverti, ma il corri corri della nostra società ormai sempre meno a misura di uomo mi ha sempre impedito di farlo. Approfitto di questa sabato sera casualmente e stranamente libero da impegni, tanti dei quali con un fine che a te certo non dispiacerebbe, ma che comunque hanno tolto anche a noi, i vicini alla Chiesa, quegli spazi di silenzio e di riflessione con se stessi e con il Creatore che in questo momento, forse anche perché qui sulla terra stiamo vivendo il periodo della Quaresima, mi sembrano che debbanno avere di un’importanza fondamentale nella vita di ogni uomo. Forse sarai incuriosito dal fatto che abbia indirizzato questa lettera a te e credo quindi di doverti qualche spiegazione. Sai benissimo che la nostra conoscenza ha ormai il marchio di qualità, si è infatti stagionata con quasi venti anni di storia passata insieme, da quel lontano 1987, quando ad Assisi, durante il convegno dedicato all’Eucarestia, catturasti il mio cuore e la mia mente, facendomi sentire il Signore tanto vicino come mai fino a quel momento, poi il convegno di Loreto, poi qualche altra occasione in giro per l’Italia e per finire, da quel 1995 quando il drago, come tu lo chiamavi, ebbe la meglio sulla tua ancora giovane vita, ci siamo incontrati mille volte nelle preghiere e in tutti i tuoi scritti, di cui, e lo sai, sono innamorato profondamente. Avrei potuto indirizzare questa mia lettera direttamente al Padreterno ma, visto che il mio carattere impulsivo, a volte un po’ ignorante, mi ha già spinto qualche anno fa a farlo e che Lui, a tutt’oggi, non mi ha inviato nessuna risposta chiara e, anzi, continua ad operare tutto ciò che vuole senza considerare troppo le nostre sofferenze, beh… ho preferito servirmi di te, suo prescelto e suo vicario sulla terra, poichè suppongo che anche oggi, in Cielo, avrai il tuo peso in queste questioni e comunque avrai certamente le tue conoscenze per potermi aiutare. Ma veniamo al dunque…in questi giorni dovrebbe essere arrivata dalle tue parti, cioè in Paradiso, una ragazza, Valentina, a cui ho voluto un bene particolare, beh tu avresti usato il termine “Sine modo” comunque… e che il tuo Capo, si proprio Lui, ha voluto con sé a soli 27 anni!!E non dirmi che non la conosci perchè sarebbe una menzogna grandissima, so io quanto mi pesa, sulla coscienza, il fatto di averle fatto conoscere i tuoi scritti, a tal punto che il suo amore per te e per le tue idee ha guidato fermamente le scelte della sua pur breve vita. Volevo solo raccomandartela in modo particolare, perché sai, noi che la conosciamo bene, sappiamo che lei ha tanto bisogno di affetto, di sentirsi amata e coccolata. Beh certamente sarà corso da lei il babbo Sergio che da tempo la aspettava, e sono sicuro che ad accoglierla c’erano anche Franco e Pippo. Sai questi scout si intrufolano dappertutto e, visto che il tuo Capo li avrà destinati insieme agli altri a lavorare nel Gruppo Paradiso 1, si saranno precipitati per accaparrarsi anche Vale con il solito ricatto morale “una volta scout sempre scout”. Sai Vale aveva iniziato il suo cammino scout da Coccinella, con quello zucchetto, come si chiamava allora, che con il suo elastico le rigava tutto il viso un po’ tonteggiante, era questo il motivo per cui diceva sempre di averlo dimenticato a casa. Poi aveva proseguito il suo cammino nel reparto, e non senza difficoltà, visto che la sua dinamicità fisica non era delle migliori. Poi vennero gli anni del Clan, dove Vale ha vissuto tante esperienze forti, di fede e di crescita personale, oltre ad aver vissuto il grande dolore della perdita del papà Sergio a soli 17 anni. Il cammino del Clan l’ha portata a maturare dentro di lei la voglia di voler mettere al servizio degli altri tutto ciò che aveva imparato, entrando così in Comunità Capi, impegnandosi poi nel servizio di catechista. Il suo lavoro di maestra l’aveva realizzata ma sentiva il bisogno di approfondire la sua cultura all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Fermo, dove, dati gli ultimi esami, avrebbe discusso la tesi, indovina un po’, proprio sulla tua icona episcopale e cioè “la Chiesa del grembiule”. Ma tutto questo, nella metà di novembre ha subito un brusco arresto, quando quella dannata risposta all’esame clinico che aveva fatto, aveva riscontrato che anche lei, come te, era stata attaccata dal drago, dal tumore! E da questa esperienza che Vale ha ha stravolto la vita di ognuno di noi, costringendoci a pensare alla vita e alla morte e mettendo nei nostri occhi, oltre che nel cuore, un modo impensabile di poter vivere l’esperienza della sofferenza e della morte così……beh vorrei dire tanti termini ma mi sembra che “cristianamente” sia quello più scontato ma allo stesso tempo più vero. Il percorso temporale della sua sofferenza ha mostrato a tutti noi la grandezza della fede soprattutto nel momento della prova, di una prova talmente grande come quella che lo stesso Dio aveva pensato per il suo unico Figlio Gesù, l’esperienza della morte corporale. Da qualche giorno, passato ormai un po’ di tempo dalla sua venuta in Cielo, mi tornano continuamente in mente i tanti momenti vissuti insieme a Vale a cui, lo sanno tutti, ero legato da un affetto profondo e sincero che nel tempo, specialmente dopo la morte del papà si era rafforzato anche se, per le nostre testardaggini, è stato sempre amichevolmente conflittuale. Potrei elencarti una sfilza di momenti, ma non so bene ancora il perché, tutti sembrano essere passati in secondo piano dopo quelli vissuti, in quella casa al primo piano, in questi ultimi mesi. Come ti avevo detto le mie serate sono sempre impegnate tra riunioni, incontri e…beh non posso nascondertelo, qualche cenetta tra amici. Una sera, penso fosse il 12 o il 13 novembre, ero a casa “stravaccato” sul divano, squilla il celluare, era Vale che mi chiedeva di andare urgentemente a casa sua. Subito il cuore ha sussultato e uno strano presagio ha invaso la mia mente, sì il drago era tornato! Valentina mi ha mostrato i risultati con una dignità encomiabile, poi buttandomisi addosso è stata travolta dal pianto che chiedeva il perché di tutto questo, perché proprio a lei, perché proprio a 27 anni! Ma una cosa, già dal primo momento della sua malattia Valentina non ha fatto: non ha contestato l’operato di Dio e con quella fede profonda che portava nel cuore ha esclamato: “sarà quello che Dio vuole!” e cercando in me conforto e forza, le ho ripetuto le parole che mille volte, in mille momenti, avevo già preso in prestito dai tuoi scritti : “coraggio e non temere!” E’ iniziato così, con l’affidamento filiale al Padre e con la Speranza fissa nel cuore il suo calvario sulla terra. Gli accertamenti, le terapie, la chemio, il dolore e perfino la morte. I giorni sono passati inesorabilmente veloci, ognuno di noi serbava nel suo intimo la speranza, che come per incanto, tutto potesse da un giorno all’altro scomparire e ritrovare tutti insieme, la spensieratezza di sempre. Vale, in un sms, mi aveva confidato che, il regalo più grande che avesse potuto ricevere per Natale, non era, come tutti potevamo pensare, la guarigione; bensì voleva soltanto, se così si può dire, vivere le celebrazioni in parrocchia, nella sua parrocchia! E il Signore l’ha esaudita, forse Vale non ha osato chiedere di più e Lui l’ha presa in parola, dal giorno dopo Natale Vale non è più uscita da casa! Ricordo i momenti di festa insieme agli amici di sempre, le celebrazioni della messa in sala, le comunioni ricevute sul letto, gli sms che conservo come un tesoro e il suo volto sempre sorridente che celava però, per l’attento osservatore, i segni del dolore che mai avrebbe voluto far trasparire agli altri. Certo l’atteggiamento di attenzione e protezione che Vale aveva nei confronti di chiunque le stava intorno, ha colpito tutti: “sto bene” diceva sempre, “non preoccupatevi”. Poi ci sono i tanti momenti vissuti in due, tra me e lei, nei quali abbiamo spesso affrontato il tema della sofferenza e della morte, ma anche della fede e della resurrezione. Sì, ora posso dirlo, con me Vale non ha messo alcuna maschera, forse perché sapeva quale grande amore ci legava, e che nessuna maschera averebbe retto per entrambi. Nelle nostre chiacchierate, parlando per ore della sofferenza, della possibilità della sua morte, della forza della fede e della speranza nella resurrezione, chiedeva a me cose che lei già sapeva benissimo, ma che aveva bisogno di sentirsele dire, forse dal suo capo di sempre. Non so, e non è una frase fatta, dove ho preso la forza, e anche le parole per sostenere Valentina in quei giorni in cui, come Gesù nel deserto, era tentata da Satana che, nell’ultima settimana, si era fatto sempre più presente. Ho impresso nel cuore, come negli occhi, il sabato prima della sua morte. Avevo lasciato la riunione per andare da lei, un “amico comune” mi aveva suggerito di fare così. Sono state tre ore di paradiso, penso, anzi ne sono certo, per entrambi. Ho visto la grazia di Dio passare attraverso le parole della scrittura che le dicevo, e che lei diceva a me. Ho visto la sofferenza dell’uomo nelle lacrime ma la pace del cuore in quel sorriso avvolgente e coinvolgente che facevano brillare i suoi occhi di una luce celeste. Ho visto il cuore dell’uomo abbandonarsi totalmente e Dio nella speranza-certezza che la vita terrena non è il fine, ma solo il mezzo per giungere alla vita eterna, dove lei, e sono parole sue, era sicura che ad accoglierla ci sareste stati tutti: sì ache tu, il suo caro don Tonino!! Ho visto una ragazza diventare adulta, nella fede, e chiedermi con tremore ma con coscienza piena di interessarmi affinchè potesse ricevere il sacramento dell’unzione degli infermi, questo conforto della fede prima di affrontare il santo viaggio. Ho visto il bisogno, dopo un momento di tentazione, di ricevere forza da quel sacramento che noi consumiamo con tanta facilità e leggerezza, l’Eucarestia, che quasi processionalmente, insieme agli altri amici, le abbiamo portato. Ho visto nei suoi occhi l’Amore, sine modo, che aveva per me, e io per lei, concretizzato da uno scambio di doni preziosi che ora ci legheranno per l’eternità. Ho visto il Signore entrare nella sua vita attraverso la mia e nella mia attraverso la sua, quale miracolo! Il martedì seguente, alla presenza dei parenti e degli amici ha ricevuto, per le mani del tuo confratello nell’episcopato Gervasio, l’unzione degli infermi e la comunione eucaristica; come dimenticare l’emozione di quel momento, la lucidità e la forza con la quale Valentina ha pregato insieme a tutti noi e soprattutto la distensione del suo viso, subito dopo, con quel sorriso angelico e sereno “come bimbo svezzato in braccio a sua Madre”. Da quel giorno Valentina si è abbandonata nelle mani di Dio, di quel Dio che per tanti anni non aveva capito e con il quale aveva impiantato una causa di abuso di potere per averle tolto il papà! Ora tutto il disegno era per lei chiaro, il suo posto non era più sulla terra, ma nel Regno dei Cieli, dove avrebbe ritovato pienamente quel bisogno annoso di un Padre! Vorrei ancora scriverti tante cose, ma ho paura di annoiarti anche perché, sono certo, sono tutte cose che già sai e, quando farai leggere questa mia anche a Vale, esclamerà: “e dai Andrea, ma che hai raccontato a don Tonino!” Ora il grande impegno incombe su di noi, Valentina ci ha lasciato un testamento spirituale che deve trovare compimento nella nostra vita! Ho ancora un po’ di timore nell’accingermi a scriverlo, ma lei lo ha affidato a me, negli ultimi giorni della sua vita, chiedendomi di dire ad ognuno le parole consegnatemi. Questo l’ho fatto, ma credo che sia meglio, affinchè il tempo non cancelli tutto, fermarle su un foglio di carta, come hai fatto tu con i tuoi pensieri, affinchè ogni cuore affaticato possa da essi trovare il ristoro. Non temere, ne manderò una copia anche a te. Ora devo salutarti, sai ho degli impegni, ormai è quasi l’alba e, tra scout e parrocchia, la domenica non si arriva. Mi raccomando, abbi cura di Vale, continua a suggerile le tue dolci parole, e se hai un po’ di tempo continua a suggerirle anche a noi (beh penso che saprai che nella zona di Grottammare i tuoi libri ormai vanno a ruba!). Ah quasi dimenticavo, se la conosco bene si sarà certamente vergognata di venire da te, sai il fatto che io ti avessi conosciuto personalmente era quello che mi aveva sempre invidiato, ma sicuramente, terrà stretta tra le mani la copia della tua croce pettorale che ho tenuto per tanti anni sopra il mio letto e che mi aveva chiesto di regarle per portarla con sé, quindi la riconoscerai subito! Noi cercheremo, con tutta la forza della fede, di crederla nel Regno dei Cieli e di sentirla vicina, presente, viva in mezzo a noi. Ciao don Tonino, grazie per la pazienza e perdona la mia confidenza nel chiederti questa piccola raccomandazione per Vale, ma ti assicuro, non farai brutta figura con il Padreterno! Ci sentiamo presto. Tuo figlio nel Signore, Andrea. |